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L’attuale crisi climatica sta influenzando sempre più la salute delle persone in tutto il mondo. Con l’intensificarsi degli eventi meteorologici estremi aumenta anche il carico sanitario globale già pesante a causa degli effetti negativi di diete malsane, di stili di vita sedentari e dell’inquinamento atmosferico. In questo contesto, i sistemi sanitari nazionali potrebbero trarre beneficio da una transizione a basse emissioni di carbonio purché anche la Salute venga considerata come necessità prioritaria nelle politiche climatiche.

Eppure, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) a Glasgow, nel Regno Unito, ha posto poca attenzione sugli obiettivi relativi alla salute. Allo stesso modo, la salute è spesso ignorata nei contributi determinati a livello nazionale dei paesi e nelle politiche climatiche nazionali. La dissociazione tra la politica di salute pubblica e l’azione per il clima si traduce in milioni di esiti avversi evitabili e decessi ogni anno. Non a caso un recente report pubblicato il 17/05/2022 sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale The Lancet si segnala che l’inquinamento atmosferico è responsabile di 9 milioni di morti premature nel mondo ogni anno.

La situazione dell’Italia

L’Italia non fa eccezione a questo problema. Sebbene l’Italia abbia sviluppato politiche sia a breve termine che, più recentemente, a lungo termine volte alla mitigazione dei cambiamenti climatici, la salute è ancora sottorappresentata nelle politiche climatiche italiane. Tuttavia, il cambiamento potrebbe essere in corso. La proposta del piano del Ministero per la transizione ecologica pubblicata nell’agosto 2021 menzionava per la prima volta i benefici per la salute dell’azione per il clima e chiedeva un approccio alla salute in tutte le politiche ambientali.

Anche la comunità sanitaria in Italia è sempre più impegnata con i cambiamenti climatici. Dal 2004, il Ministero della Salute italiano (MS) ha implementato un programma nazionale per la prevenzione degli effetti sulla salute legati al calore, che ad oggi comprende 52 grandi città e il 93% dei residenti di età pari o superiore a 65 anni. Il programma italiano rappresenta un importante esempio di approccio integrato per prevenire l’effetto del calore sulla salute delle persone, mirato ai sottogruppi sensibili. Nel 2019, un documento di un gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanità, ha sottolineato la necessità di considerare i co-benefici per la salute in tutte le politiche climatiche.

Nel 2020 il MS ha approvato il Piano nazionale di prevenzione quinquennale, affrontando il clima e la salute tra i suoi obiettivi principali.

The Lancet Countdown

Basandosi su questi sforzi e riconoscendo l’importanza di fare il punto sulle implicazioni sanitarie dei progressi verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) italiano ha partecipato ad una collaborazione di ricerca internazionale che monitora gli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici e i benefici per la salute dell’azione per il clima utilizzando i dati di 17 indicatori tecnici specifici denominati “Lancet Countdown”. Questa analisi ha permesso lo sviluppo di cifre che consentono il confronto internazionale e il monitoraggio dei progressi. Questi risultati sono stati riassunti in un documento pubblicato dal ISS e tale analisi ha rivelato i seguenti due risultati chiave.

In primo luogo si è scoperto che il problema già esiste ed è rilevante in quanto il cambiamento climatico sta già influenzando la salute degli italiani: tra il 2010 e il 2020, c’è stata una media annua di quasi 100 milioni di giorni-persona in più di esposizione alle ondate di calore rispetto al 1986 e al 2005, e le ondate di calore portano a un carico quantificabile di mortalità e morbilità in Italia ogni estate; Il 2,3% dei decessi totali osservati nel 2015 era attribuibile all’esposizione al calore, considerando che il doppio della superficie terrestre è stato colpito da almeno un mese di siccità nel 2020 rispetto al 1950. Ciò, oltre a provocare decessi prematuri mette anche a rischio la sicurezza alimentare e idrica (figura). Infine, i cambiamenti nelle condizioni climatiche stanno anche favorendo l’insorgere e la trasmissione di nuove malattie infettive.

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Percentuale della superficie terrestre colpita da almeno 1 mese di siccità grave (rossa) ed estrema (blu)

La seconda scoperta chiave è che una risposta di mitigazione più ambiziosa potrebbe comportare guadagni sostanziali per la salute umana. L’uso continuato di combustibili fossili sta ancora contribuendo ad alte concentrazioni di inquinamento atmosferico, che ha portato l’Italia ad avere il secondo più alto numero di decessi attribuibili ad esposizione PM2·5 nell’UE nel 2019.

La lunga strada dell’Italia

L’Italia ha ancora acquistato il 6% della sua elettricità dal carbone nel 2018 e i combustibili fossili rappresentavano ancora il 96% di tutta l’energia utilizzata per i viaggi su strada nel 2017. Al tasso medio annuo di decarbonizzazione osservato tra il 2015 e il 2020, l’Italia impiegherebbe diversi decenni per decarbonizzare completamente il proprio sistema energetico. I lenti progressi verso la decarbonizzazione potrebbero essere in parte dovuti al continuo utilizzo di fondi pubblici per sovvenzionare la combustione di combustibili fossili. Per quanto riguarda il sistema alimentare, le emissioni di gas serra legate al consumo di prodotti animali hanno rappresentato l’82% di tutte le emissioni provenienti dai prodotti agricoli consumati in Italia nel 2018. Il modello Lancet Countdown stima che il consumo di carne rossa abbia contribuito a più di 16 000 morti.

Questi risultati hanno portato alla consapevolezza che il sommarsi di inquinamento, crisi climatica e perdita di biodiversità siano una minaccia già grave e concreta per la Salute collettiva ed alla formulazione di raccomandazioni politiche per promuovere e massimizzare i benefici per la salute derivanti dall’azione per il clima, inclusi nel documento a cui si fa riferimento in precedenza.

Con questo approccio, l’Italia ha l’aspirazione di indicare ai responsabili politici che l’accordo di Parigi diventi davvero il “più importante accordo di salute pubblica del secolo”.

Il prezzo dell’inazione

Il prezzo dell’inazione e dell’inerzia comporterà più morti in estate a causa di caldo e ozono in atmosfera e più vittime in inverno per temperature rigide e concentrazione di Pm10 (come risulta da uno studio Enea pubblicato su ‘Science Direct’ con riferimento a Roma e Milano). Nelle due principali città italiane si stima che i cambiamenti climatici e l’inquinamento faranno aumentare il rischio di mortalità nel 2050: +8% nella Capitale e +6% nel capoluogo lombardo. In particolare, ciò graverà sugli over 85, la classe di popolazione più vulnerabile con una gamma di effetti sulla salute che vanno dallo stress da caldo-freddo, colpi di calore e disidratazione, all’insorgenza o il peggioramento di patologie respiratorie e cardiovascolari. Secondo questo studio a Roma, durante i mesi estivi del 2050, saranno 591 i decessi all’anno (+8% rispetto ai dati attuali) a causa delle alte temperature e di una concentrazione di ozono troposferico. A Milano, invece, la mortalità sarà più alta durante l’inverno con 1.787 decessi su 1.977 complessivi (90%), a causa del Clima più rigido, delle maggiori concentrazioni di PM10 e per effetto delle maggiori emissioni da combustione e di condizioni atmosferiche stagnanti dovute alla localizzazione di Milano. Tra gli over 85 il totale decessi dovuti alle temperature più alte a Roma (principalmente in estate) è stimato in 312 casi su 1.398 annuali (22%) mentre a Milano sarà pari a 971 casi imputabili alle temperature più basse (principalmente in inverno) su 1.057 (92%).

Letture Consigliate

Piano Nazionale della Prevenzione 2020–2025, Ministero della Salute, Rome2020

Mitigation of climate change and prevention of diseases in Italy: the co-benefits policy—a contribution to COP-26

Romanello M. van Daalen K Anto JM et al., Tracking progress on health and climate change in Europe, Lancet Public Health. 2021; 6: e858-e865

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