Trent’anni di campagne dei Verdi per le rinnovabili, trattati internazionali quali il trattato di Parigi ed il Protocollo di Tokyo, pacchetti di proposte dell’Unione Europea come lo European Green Deal ed un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza NON sono bastati per dare finalmente una spinta all’utilizzo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia nel nostro Paese. Già abbiamo spiegato come la nostra dipendenza dal petrolio e dal gas è stato per noi per decenni fonte di debolezza e di ipocrisia, portandoci ad accettare i diktat di paesi produttori di idrocarburi con ben più di una macchia sulla coscienza.
Alla ricerca di pretesti
L’invasione dell’Ucraina ha portato finalmente gli Stati Europei a cercare alternative al petrolio e gas Russo, ma dalla direzione sbagliata: altri idrocarburi a più alto prezzo, provenienti da Stati Uniti, Algeria ed altri. Tenendo in considerazione, tra le altre cose, che non esiste una infrastruttura di trasporto di queste risorse come i gasdotti, ciò significa che questi saranno portati al nostro paesi da enormi barche, con quindi ulteriori dispendi di energia, emissioni di carbonio, rischi di incidenti e di disastri ambientali, nonché un aumento dei prezzi per l’energia che già si ipotizza avranno un effetto depauperante per molte famiglie.
Se tutto ciò non fosse abbastanza, il Governo Draghi vorrebbe riportare in auge gli impianti di produzione elettrica a carbone. Avete letto bene, la risorsa più inquinante per emissioni di carbonio, meno efficiente dal punto di vista energetico e con maggiori rischi sulla salute di coloro che ne respirano le particelle per milione derivanti dalla combustione verrà utilizzato al posto di pannelli fotovoltaici, pale eoliche, turbine idroelettriche, etc. Il motivo di tutto ciò è naturalmente semplice questione economica sul breve periodo, in altre parole ciò che mi costa meno oggi senza pensare ai danni per il futuro: all’incirca 15€ per 300kW di energia dal carbone, confronto ai 25€ per gli stessi kW dal petrolio ed i 35€ dal gas naturale.
Il Bla Bla Bla delle istituzioni
Negli ultimi anni, le emissioni di carbone sono diventate materia di confronto e conflitto tra politici e tra imprese, portando ad enormi campagne pubblicitarie per il carbon-free, la carbon-tax, e tanti altri slogan orecchiabili ed accattivanti. Noi invece denunciamo la carbon-beffa, ovverosia l’accusa al fatto che tutti gli apparenti sforzi che hanno portato all’idea di “consegnare il carbone alla storia”, come dichiarato alla COP25 di Glasgow, erano una enorme presa in giro. Oggi, buona parte della politica e della stampa “Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità”, per dirla alla De André. Del resto, vogliono ora parlare di altro: come siamo passati a parlare solo di Covid a mostrare i più disumani effetti di una guerra, dimenticandoci nel frattempo di tutte le altre, anche la transizione ecologica ed il futuro del nostro pianeta sono ora assegnate al dimenticatoio.
Risultato: smettiamo di finanziare l’invasione di un paese per finanziare l’invasione di altri, ma soprattutto annulliamo tutti i “passi avanti” annunciati negli ultimi anni con gran sbandieramento di rivoluzione energetica ed ecologica. Il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani rimane arroccato sulla sua posizione per il nucleare, davanti ad una popolazione che in due referendum ha dichiarato di non accettare il suo uso, e non mette naturalmente alcun paletto circa l’uso della alternativa meno verde per antonomasia. In tutto ciò, la popolazione dovrebbe pensare che i propri governanti abbiano effettivamente in mente i loro interessi e che le scelte politiche siano in linea con essi? Tutto d’un tratto il discorso sui BLA BLA BLA da parte di Greta Thunberg al pre-COP26 non pare più una sciocchezza.