Il “diritto alla riparazione” deve comprendere non solo la progettazione di prodotti che durino più a lungo e che possono essere riparati, ma deve includere anche un’etichettatura utile per informare meglio i consumatori e l’estensione dei diritti di garanzia.
I deputati UE: l’obsolescenza programmata è una pratica commerciale sleale
Il Comitato per il Mercato Interno e la Protezione dei Consumatori (IMCO), una commissione interna del Parlamento Europeo, ha approvato una risoluzione con 41 voti favorevoli, nessuno contrario e 4 astensioni, nella quale si chiede alla Commissione Europea di potenziare il diritto alla riparazione. Secondo il documento, la limitazione del diritto alla riparazione assume le forme di una pratica commerciale sleale e come tale deve essere sanzionata. Il diritto alla riparabilità e maggiore durabilità dei prodotti deve consentire alla filiera delle riparazioni, inclusi i riparatori indipendenti, e ai consumatori l’accesso gratuito alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione dei prodotti.
Le richieste degli eurodeputati riguardano anche i dispositivi digitali, per i quali gli aggiornamenti software devono essere resi disponibili per un periodo di tempo minimo, mentre i consumatori devono essere pienamente informati al momento dell’acquisto sulla disponibilità di questi aggiornamenti.
Il diritto alla riparazione è un pilastro per il Green Deal UE
Il Parlamento UE ha ribadito più volte l’importanza del diritto alla riparazione per i consumatori come pilastro fondamentale dell’agenda dell’economia circolare nel quadro del Green Deal dell’UE. La sviluppo di un’economia circolare che promuova la riparazione, il riciclo e la riduzione dei rifiuti chiede, secondo i parlamentari europei, misure precise per spingere i consumatori a preferire la riparazione rispetto alla sostituzione di un prodotto. Tra le proposte individuate, c’è la possibilità di estendere le garanzie e la concessione di bonus per i consumatori che decidono di riparare. Un’indagine Eurobarometro ha evidenziato che il 79% dei cittadini dell’UE ritiene che ai produttori dovrebbe essere richiesto di semplificare la riparazione dei dispositivi digitali o la sostituzione delle singole parti, allo stesso tempo il 77% degli europei preferirebbe riparare i propri dispositivi piuttosto che sostituirli.
La piena affermazione di un diritto alla riparazione deve estendersi a tutto il ciclo vitale di un bene stabilendo, ad esempio, dei requisiti per progettare prodotti più duraturi e rendere le parti che li compongono facilmente rimovibili. Altre proposte includono l’introduzione di norme per garantire una corretta informazione per i consumatori presso il punto vendita. Queste informazioni possono comprendere i “luoghi di riparazione”, la durata stimata, i pezzi di ricambio e la disponibilità di aggiornamenti software.
Cavazzini (Verdi): Riparare i prodotti vuol dire risparmiare denaro, energie e risorse
La presidente dell’IMCO, la tedesca Anna Cavazzini (Verdi/ALE) ha dichiarato: “Riparare prodotti rotti o danneggiati significa risparmiare denaro, energia e risorse, ciò è essenziale per la creazione di un mercato unico resiliente. Riparare i propri prodotti consente ai consumatori di abbandonare la società dello scarto e di assumere un ruolo attivo nel passaggio a un’economia circolare. L’UE deve garantire il diritto alla riparazione. Oggi la commissione per il mercato interno definisce chiaramente le sue aspettative per l’imminente iniziativa della Commissione”.
La risoluzione dovrà ora essere votata nella plenaria di aprile del Parlamento Europeo, ma nel frattempo la Commissione Europea ha dichiarato che presenterà presto una proposta di modifica della direttiva sulla vendita di beni e, oltre a questo, sta valutando anche di presentare una proposta legislativa separata sul diritto alla riparazione per il terzo trimestre del 2022.