Perché la lontra è a rischio?
La lontra è stata dichiarata in Italia specie a rischio nel 1977, quando la sua presenza era ridotta ormai a solo un centinaio di esemplari. Oggi le cose vanno un poco meglio, si fa per dire, e le ultime stime parlano di un numero che oscillerebbe tra le 250 e le 600 unità complessive in tutto il paese. Eppure un tempo la lontra era diffusa in tutta la penisola, essendo di fatto un mustelide che ha nei piccoli corsi d’acqua, nei fiumi e nei laghi, il proprio habitat naturale. Le ragioni di questo crollo demografico sono legate in primis alla caccia indiscriminata, ma anche all’inquinamento industriale e da pesticidi, non è un caso che la sua presenza residua in Italia sia concentrata prevalentemente nel sud del paese, in particolare lungo i corsi d’acqua di Basilicata, Campania, Calabria e Puglia. E’ presente anche in Abruzzo e Molise, mentre di recente in alcune aree di risorgiva, vale a dire di acque assorbite a monte dal sottosuolo che “risorgono” più a valle in campagna, è stato segnalato qualche esemplare anche in Friuli Venezia Giulia ed in Trentino Alto Adige, presumibilmente proveniente dalla Slovenia o dall’Austria.
La lontra vive di fatto in acqua, spesso a basse temperature, cosa che comporta un elevato dispendio di energia con tassi metabolici molto alti. Ciò la obbliga a mangiare molto, secondo le stime ogni giorno ha bisogno di compensare il 15% del proprio peso corporeo, che si aggira tra i 7 e i 12 chilogrammi. Le vittime predilette sono pesci di acqua dolce come carpe, tinche, anguille e trote, ma non disdegna gamberetti ed alcuni uccelli acquatici. Questo l’ha messa purtroppo in competizione con l’uomo, in particolare con i tanti contadini abituati ad integrare il proprio reddito e la propria alimentazione con la pesca in canaletti e fossati. Si pensi a tal riguardo che fino al 1971 la lontra è stata considerata dalla legge italiana una specie nociva, non c’è quindi da meravigliarsi che in Trentino l’ultimo esemplare sia stato abbattuto già nel 1958, mentre in Friuli nel 1967. Altri due elementi ne hanno favorito nel tempo la mattanza, il primo ha a che fare con il fatto che la sua carne, così come quella del castoro, sia stata considerata adatta alla dieta dei monaci dei conventi, anche nei periodi di astinenza o di quaresima, il secondo con il fatto che la sua pelliccia è stata considerata per secoli tra le migliori per realizzare mantelli e cappelli. Anche più di recente nel corso del XX secolo un certo gusto della moda femminile si è strutturato intorno all’impiego massiccio di questa pelliccia, naturalmente caratterizzata da un’altissima densità di peli, circa ventimila per ogni centimetro quadrato. La lontra infatti si è selezionata per stare in acqua anche nei periodi più freddi dell’anno e il suo pelo liscio e viscoso l’aiuta a scivolare meglio nei fluidi. D’altra parte le zampe funzionano come dei remi, la coda come un timone e gli occhi sono modificati per adattarsi alla rifrazione dell’ambiente liquido.
I danni causati dall’inquinamento
L’altro problema è l’inquinamento, in particolare l’uso massiccio di pesticidi come il DDT o i policlorobifenili, capaci di determinare una drastica riduzione della fertilità con una conseguente alterazione del naturale equilibrio tra morti e nascite. In Lombardia ad esempio ci sono solo sei o sette unità, individuate lungo le sponde del Ticino. Si tratta in realtà però di lontre sfuggite o forse rilasciate da allevamenti locali che avevano provato una reintroduzione subito bloccata, poiché si trattava di una specie inglese, incrociata con una sottospecie asiatica e giudicata da ISPRA non idonea per un ripopolamento. La questione dell’inquinamento va poi a braccetto con lo sconvolgimento degli habitat fluviali, interessati negli anni da massicce operazioni di regimazione delle acque e di ingegneria idraulica, che ha sottratto sistematicamente alla lontra la possibilità di costruzione di tane, quasi sempre realizzate a partire dalle buche create dalle acque fluviali sulle rive. La situazione in Europa non è troppo migliore. In alcuni paesi come Olanda e Svizzera la lontra si è estinta, mentre in Francia, Belgio e Germania, la situazione non è troppo diversa dall’Italia. Dati migliori arrivano dalla Svezia e in generale da tutti quei paesi che godono ancora di vaste aree quasi incontaminate. L’eventuale presenza della lontra in alcune aree rappresenta dunque, vista la sua estrema sensibilità alle minacce ambientali, un importante indizio di un recupero ecologico, ossia di quell’equilibrio naturale affermatosi in tempi lunghissimi, molto più lunghi delle nostre vite.