Affrontare congiuntamente inquinamento

Ridurre l’inquinamento atmosferico eviterebbe 1,62 milioni di morti premature all’anno

Il rapporto tra qualità dell’aria, cambiamenti climatici e sviluppo economico è analizzato da uno studio condotto dall’Istituto Europeo per l’Economia e l’Ambiente (EIEE) di RFF-CMCC, recentemente pubblicato su The Lancet Planetary Health (tra gli autori, Lara Aleluia Reis e Laurent Drouet, scienziati dell’Istituto Europeo di Economia e Ambiente RFF-CMCC (EIEE) e Massimo Tavoni, Direttore di EIEE).

Lo studio prende in considerazione moltissimi scenari diversi ed i risultati mostrano come le politiche di massimizzazione del benessere che tengono conto dei benefici di riduzione dell’inquinamento atmosferico generino notevoli benefici per la salute, evitando circa 1,62 milioni di morti premature all’anno entro la metà del secolo (tre volte superiore a quanto prospettato raggiungendo gli obiettivi degli accordi di Parigi con le sole politiche climatiche, cioè circa 0,47 milioni l’anno).

Premessa

L’inquinamento dell’aria, responsabile di milioni di morti in tutto il mondo (in particolare la Pianura Padana è la peggiore d’Europa) e di danni all’agricoltura (mancati raccolti), ha origini in comune con il cambiamento climatico (combustione di carburante per esempio; non è facile capire quali politiche adottare e quali innovazioni tecnologiche dovrebbero essere sviluppate e realizzate, come è altrettanto complesso capire le possibili tempistiche.

Lo studio

Lo studio ha sviluppato e implementato un modello “costi-benefici” considerando gli impatti economici dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità umana sotto i vincoli climatici; lo scopo è rappresentato dall’ottimizzazione degli investimenti strutturali e di fine ciclo per ridurre l’inquinamento atmosferico e raggiungere contemporaneamente gli obiettivi fissati (1,5°C e 2°C) dall’accordo di Parigi.

Sono stati presi in considerazione un vasto numero di combinazioni includendo:

  • cinque scenari socioeconomici di base (che seguono la politica attuale dal 2015 e si basano sulla crescita economica, demografica e tecnologica) con diverse procedure di attuazione del controllo dell’inquinamento atmosferico;
  • il raggiungimento o meno degli obiettivi di Parigi;
  • la possibilità di effettuare le azioni correttive subito o in modalità posticipata;
  • parametri normativi come il VSL (value per statistical life, la disponibilità a pagare per evitare un rischio di morte infinitesimale) a diversi livelli;
  • inclusione o meno delle azioni per la riduzione dell’inquinamento atmosferico dove il beneficio è uguale al costo dell’abbattimento.

I risultati

Analizzando gli scenari si può constatare che:

  • negli scenari di base, in cui non vengono applicate politiche, il numero di decessi prematuri annui è superiore ai 4 milioni;
  • Il raggiungimento dell’accordo di Parigi riduce la mortalità di circa 0,47 milioni di morti premature entro il 2050 rispetto al valore di base;
  • senza politiche climatiche ed intervenendo solo sull’abbattimento dell’inquinamento atmosferico la mortalità diminuisce di circa il 30% attestandosi ad oltre 3 milioni di decessi prematuri;
  • se un accordo globale sul clima venisse posticipato al 2030, ipotesi realistica dato l’attuale contesto politico, per evitare aumenti di mortalità e salvare circa un milione di persone all’anno è necessario integrare sia le politiche climatiche che le riduzioni dell’inquinamento atmosferico.

I risultati dello studio forniscono prova che i controlli sulla qualità dell’aria sono necessari anche se sono in atto politiche di decarbonizzazione ambiziose; affrontare congiuntamente l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico porta a 1,62 milioni di vite salvate entro il 2050.

Le strategie di inquinamento atmosferico che salvano vite non mettono a repentaglio la lotta al cambiamento climatico. Al contrario, il benessere aumenta quando gli impatti dell’inquinamento atmosferico vengono interiorizzati, senza ripercussioni negative sulla disuguaglianza globale.

 

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