“Un terremoto energetico”
“Un terremoto energetico che si sta scatenando come fosse al rallentatore sotto i nostri piedi e che potrebbe avere conseguenze disastrose per molte famiglie e imprese italiane”. Così Stefano Cavriani, esperto del mercato energetico e fondatore della società di trading energetico EGO Energy ha definito quello che sta accadendo in materia di caro energia. Una questione che, nonostante i numeri da capogiro e l’impatto fortemente negativo che sta avendo sulle tasche degli italiani, trova poco spazio nei media nazionali.
Per capire meglio di quale cifre si sta parlando, è sufficiente dire che negli ultimi 15-20 anni il prezzo medio del gas si è aggirato sempre intorno ai 20 euro al Mwh, mentre nei giorni prima di Natale ha raggiunto la cifra di 180 Euro al Mwh, aumentando di circa 10 volte tanto rispetto a quello che ci è sempre costato da due decenni a questa parte.
“Il gas così caro renderà impossibile produrre molti beni, a meno ovviamente di riversare sui consumatori finali rincari non del 5%, ma del 50% o più”, ha spiegato Cavriani.
Il peso economico che questi rincari avranno sul nostro Paese è enorme. L’Italia consuma in media 320 Twh di energia elettrica all’anno, finora pagata circa 50-60 Euro al Mwh; ora, se anziché pagarla a questo prezzo iniziamo a pagarla 250 euro al Mwh (e, si badi bene, nei primi 22 giorni di dicembre la media è stata di 303 Euro al Mwh),significa che il nostro Paese invece dei solito 20 miliardi di euro all’anno, dovrà sborsarne circa 80.
I conti non sono più rincuoranti se si guarda al gas, fino ad oggi pagato intorno ai 20-25 centesimi al metro cubo e ora schizzato circa ad 1,50 euro. Considerando che i consumi nazionali si aggirano intorno ai 70 miliardi di metri cubi ogni anni, un aumento dei costi di questo tipo si traduce in una spesa di circa 70 miliardi di euro all’anno, a fronte dei 15 miliardi spesi nell’anno precedente.
Gli effetti sull’economia
Andando l’energia ad impattare sulla produzione di qualsiasi merce, gli effetti sulla nostra economia sono a dir poco preoccupanti.
“Se continuasse così solo per altri tre o sei mesi, è comunque una quantità di denaro enorme che va ad impoverire l’economia italiana e che rischia anche di non essere così breve”, ha spiegato Cavriani, aggiungendo che “come molti avvertono, arriveremo a fine inverno con stoccaggi di gas talmente vuoti, che ci costringeranno comunque a continuare la corsa all’acquisto del gas” e questo rischierebbe di creare il prossimo anno la stessa situazione che c’è in corso adesso.
La soluzione? La transizione verso le rinnovabili
La soluzione c’è e, come indicato innumerevoli volte dalla comunità scientifica, passa necessariamente attraverso le energie rinnovabili. La transizione ecologica, diversamente da come viene spesso dipinta, non è solo la strada maestra per contenere l’innalzamento della temperatura globale e salvaguardare il Pianeta, ma è anche vantaggiosa in termini economici, privando le fonti fossili di un primato che ci rende a tutti gli effetti dipendenti da esse e dunque vincolati a rincari potenzialmente molto pericolosi per le nostre economie.
Quello che stiamo pagando ora è la conseguenza del ritardo del nostro Paese nel processo di decarbonizzazione; rimetterci sulla giusta carreggiata e recuperare il tempo perduto non sarà un processo rapido, ma è quello che dobbiamo avviare quanto prima per evitare che già dal prossimo anno questi ritardi vadano a svuotare le tasche degli italiani.