Come parlare di clima?

Cop26: un discorso in sospeso

Negli ultimi mesi si è parlato molto della COP26 che ha avuto luogo a Glasgow tra lo scorso ottobre e lo scorso novembre. Bene, il podcast Verde Greencast ha dedicato all’argomento la prossima puntata perché nonostante le ultime notizie dal mainstream siano monopolizzate dal covid, c’è ancora molto da dire. C’è da parlarne ancora, dei successi e dei buchi nell’acqua, della prospettiva esterna e di quella interna, di quello che ci si aspettava e di quello che poi è stato concluso. Ci sarà un’altra COP – e in un luogo dagli equilibri delicati come l’Egitto, dal quale (si spera presto) la mia città accoglierà di nuovo Patrick Zaki. Bisogna tirare le fila dell’esperienza passata per capire come affrontare la prossima – mentre tutt’attorno si parla di altro. Come scrive la geologa esperta di geoetica Silvia Peppoloni: “resta la sensazione amara di vivere in un tempo caratterizzato dal rincorrersi continuo di paure, tutte mescolate tra loro senza nessi di causalità, senza più pesi e priorità”. Eppure le priorità ci sono e i nessi causa-effetto anche, a ben guardare.

La necessità di una comunicazione seria sul tema dei cambiamenti climatici

La Conferenza delle Parti, per capirsi, è lo stesso organo da cui sono nati sia il Protocollo di Kyoto (COP3, 1997) che l’Accordo di Parigi (COP21, 2015). La prima data deve far riflettere: se il tema del cambiamento climatico è saltato recentemente alle cronache ed è entrato con cautela nell’immaginario popolare, grazie anche a testimonial in vista come Thunberg, Di Caprio, Attenborough o il nostro Mercalli, questo non vuol dire che non viaggi sui tavolini degli accordi internazionali da quasi trent’anni. Gli/le attivistə ne sono ben consapevolə; dai social e dai sempre troppo sottovalutati discorsi del/la cittadinə comunə se ne deduce invece che un gap comunicativo con i/le non attivistə c’è, c’è stato e va colmato. Il cambiamento climatico spesso è visto come un tema verso cui essere diffidenti o non è preso sul serio perché non è comunicato in maniera seria. Esempio esplicativo: tra il 2008 e il 2011, quellə stessə cittadinə comunə è diventatə espertə di economia. Termini come crescita, PIL, recessione, spread sono diventati parte del lessico comune. C’è da chiedersi come fare – vista anche la scomparsa veloce di COP26 dalle agenda setting mediatiche – a portare il tema del cambiamento climatico a un livello tale che ne venga percepita la gravità in maniera analoga. È una delle più grandi sfide dell’attivismo futuro. Tuttə ci ricordiamo, dieci-dodici anni fa, gli speciali sui giornali, tantə hanno comprato il Sole 24 Ore per capire qualcosa di quello che stava succedendo… ecco, la parola che si sente di più parlando di COP26 è “delusione” (forse una delusione annunciata) o “insufficienza”. Stessa identica cosa vale per la comunicazione mainstream relativa a COP26 che non ha spinto le persone a indagare sui mezzi a loro disposizione come durante la crisi perché il pericolo non è stato percepito. Questo non solo perché il cambiamento climatico, come dice il filosofo Timothy Morton, è un iperoggetto – dunque impercettibile dall’essere umano nella sua interezza – ma perché (eccetto sparuti scrittori e sparute testate che ci provano con tutta l’energia possibile) in Italia manca un lavoro sull’immaginario che vada in questa direzione che renda il pericolo per la sua reale gravità. Dico “in Italia” non per il solito populismo depresso e autosvalutante, ma perché d’abitudine leggo il Guardian e, dato che non tuttə padroneggiano l’inglese in modo tale da poterne fruire, sento profondamente la mancanza di un grande organo influente che dia spazio a una comunicazione seria e non superficiale riguardo all’assunto del clima.

Greencast intanto, che trovate su Spotify, dà il suo contributo.

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Meltea Keller nasce ad Empoli nel 1985 e vive a Bologna dal 2004. È laureata in DAMS cinema, videomaking e in lingue e letterature straniere. È traduttrice e curatrice della prima edizione dell'autobiografia di Harpo Marx dei fratelli Marx. dal titolo "Harpo speaks". Per Erga Edizioni ha scritto un racconto cli-fi breve ispirato al mito di Cassandra incluso nella raccolta "Sei un mito". Dal 2014 è la voce della rock band al femminile Mumble Rumble, saltuariamente collabora con Arcana Editore per la collana "Cantautori del futuro". Ha scritto la biografia di Mannarino ("Cercare i colori", 2018) e di Rancore ("Segui il coniglio bianco", 2020). Ha pubblicato ultimamente una "Guida ai Palazzi di Siena" per Edizioni della Sera.

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