+17% di persone bisognose di aiuti umanitari rispetto al 2021
Immaginate uno Stato, anzi, immaginate uno degli Stati più popolosi al mondo; immaginate il quinto Stato più popoloso al mondo, con un numero di poco inferiore a quello degli abitanti dell’Indonesia. Uno Stato abitato da 274 milioni di persone, tutte bisognose di protezione e aiuti umanitari.
È il quadro scioccante che ci offre il Rapporto “2022 Global Humanitarian Overview” (GHO), appena presentato dall’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA) e che mostra una situazione in peggioramento rispetto all’anno che si sta concludendo.
La stima fornita, infatti, supera persino il triste record segnato dall’anno che si sta concludendo, che aveva visto il numero di coloro che necessitavano di aiuti umanitari toccare i 235 milioni di persone.
Covid-19, guerre e crisi climatica: un mix letale
Ma cosa ha portato a questo ulteriore aggravarsi della situazione?
Le ragioni, secondo quanto riferisce il documento, vanno ricercate sostanzialmente in due direzioni: da un lato la pandemia, dall’altro – se così si può dire – la crisi climatica.
L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, come ben sappiamo, ha infatti portato con sé conseguenze pesantissime non solo in termini strettamente sanitari, ma anche in termini di crescita delle povertà e delle disuguaglianze, aspetti che si presentano ancor più gravi in quelle aree che già prima della pandemia sopravvivevano soprattutto grazie agli aiuti umanitari, aree in cui spesso il dramma della diffusione del Coronavirus si fonde con quello della guerra e dell’impatto devastante della crisi climatica.
Non è un caso che tra i Paesi più duramente colpiti dalla crisi – e da cui ci si aspetta dunque la maggiore richiesta di interventi umanitari – figurino il Myanmar, l’Etiopia, la Repubblica Democratica del Congo e l’Afghanistan, dove il ritorno al potere dei talebani ha portato fame e miseria come non si erano mai viste. A dirlo è lo stesso World Food Programme, che recentemente ha lanciato un appello per portare aiuti a 23 milioni di persone che attualmente si trovano in uno stato di carestia. “Senza finanziamenti urgenti per evitare una catastrofe”, afferma il WFP, “3,2 milioni di bambini in Afghanistan affronteranno una grave fame e le conseguenze potenzialmente letali della malnutrizione. I bisogni umanitari sono aumentati e circa 23 milioni di persone hanno bisogno di assistenza alimentare urgente. Il fabbisogno finanziario del WFP per soddisfare queste esigenze nel 2022 è di 2,6 miliardi di dollari”.
Il tutto – e non solo per l’Afghanistan – profondamente aggravato da una crisi climatica i cui impatti in termini di povertà e accesso alle risorse alimentari si stanno già facendo sentire in diverse aree del Pianeta. Già qualche mese fa, il rapporto di Oxfam emblematicamente intitolato “Il virus della fame si moltiplica” aveva portato alla luce come la concomitanza di pandemia, guerre e crisi climatica avesse fatto balzare nel corso del 2020 il numero di persone a rischio carestia a 155 miliardi e quel che sta accadendo in Madagascar, dove è in corso quella che è stata considerata la prima carestia climatica della storia, ne è purtroppo la triste riprova.
SOS finanziamenti
A fronte dello stato attuale delle cose, quello che si prospetta è un anno durissimo; per questo circa 120 organizzazioni della società civile hanno deciso di scrivere una lettera congiunta con cui esortare i leader mondiali a “finanziare pienamente la risposta necessaria per prevenire la carestia a livello globale e affrontare le principali minacce che causano l’insicurezza alimentare: conflitti, crisi climatica, Covid-19 e shock economici”.
L’Onu, anche attraverso le sue agenzie, ha dichiarato di avere in programma di assistere 183 milioni di persone in 63 Paesi diversi, cifra per la quale ci sarà bisogno di circa 36 milioni di euro. Poi ci sono tutti gli altri, tutti quelli che mancano all’appello per arrivare ai 274 milioni previsti dal rapporto dell’OCHA. Che ne sarà di loro? Ci volteremo ancora una volta dall’altra parte?