Crisi idrica: 5 miliardi di persone

L’obiettivo numero 6 dell’Agenda 2030

Il sesto dei 17 obiettivi fissati dall’Agenda 2030 riguarda il diritto a garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.

Nello specifico, il primo punto recita testualmente: “Entro il 2030, conseguire l’accesso universale ed equo all’acqua potabile sicura e alla portata di tutti”.

Oggi a dirci quanto siamo preoccupantemente lontani dal raggiungere un obiettivo tanto fondamentale innanzitutto dal punto di vista umanitario, arriva lo State of Climate Services 2021, un documento pubblicato appena pochi giorni fa dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) con il contributo di 26 agenzie ONU, organizzazioni internazionali, agenzie di sviluppo e istituzioni scientifiche che hanno analizzato l’impatto che i cambiamenti climatici avranno in termini di gestione delle risorse idriche.

Rischi idrici aumentati a causa del cambiamento climatico

I rischi legati all’acqua come inondazioni e siccità sono in aumento a causa del cambiamento climatico. Si prevede che il numero di persone che soffrono di stress idrico aumenterà vertiginosamente, un fenomeno aggravato dall’aumento della popolazione e dalla diminuzione della disponibilità”, si legge nel rapporto.

A partire dagli anni Duemila, le inondazioni e la durata dei periodi di siccità sono aumentati notevolmente, parliamo di una percentuale che si aggira intorno al 134% nel primo caso e intorno al 29% nel secondo. L’aumento delle temperature globali, rispetto al quale le nostre azioni si stanno rivelando ancora del tutto insufficienti, implica cambiamenti tangibili in termini di precipitazioni globali e locali, che si traducono in modificazioni anche nella gestione delle stagioni agricole, con i raccolti che in alcune aree finiscono con l’essere distrutti a causa di massicce e violente inondazioni, mentre in altre aree la coltivazione necessaria alla sussistenza delle popolazioni locali è resa impossibile da periodi di siccità sempre più lunghi e da un processo di desertificazione in fase espansiva.

Inondazioni e siccità in tutto il mondo

Lo scorso anno ha visto la continuazione di eventi estremi legati all’acqua”, ha dichiarato Petteri Taalas, segretario generale dell’OMM, “In tutta l’Asia, le piogge estreme hanno causato massicce inondazioni in Giappone, Cina, Indonesia, Nepal, Pakistan e India, Milioni di persone sono state sfollate e centinaia sono state uccise. Ma non è solo nel mondo in via di sviluppo che le inondazioni hanno causato gravi disagi. Le inondazioni catastrofiche in Europa hanno provocato centinaia di morti e danni ingenti. La mancanza di acqua continua a essere una delle principali cause di preoccupazione per molte nazioni, soprattutto in Africa. Più di 2 miliardi di persone vivono in Paesi a corto d’acqua e soffrono della mancanza di accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. Dobbiamo svegliarci di fronte all’incombente crisi idrica”.

Un caso emblematico può essere considerato quello del Madagascar, che, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, potrebbe essere il primo Paese a dover fronteggiare una carestia causata dalla crisi climatica. La peggiore siccità degli ultimi 40 anni sta infatti mettendo in ginocchio i malgasci: 1,14 milioni di loro vertono in condizioni di insicurezza alimentare, 14.000 si trovano già in condizioni catastrofiche (la cosiddetta Fase 5 dell’IPC).

Secondo il rapporto dell’OMM, situazioni come quella del Madagascar sono destinate a diffondersi: oggi sono più di 2 miliardi le persone che hanno un accesso insufficiente all’acqua; un numero esorbitante che – secondo le stime – potrebbe raggiungere i 5 miliardi entro il 2050.

Come evidenzia l’OMM, “negli ultimi 20 anni l’accumulo di acqua terrestre – la somma di tutta l’acqua sulla superficie terrestre e nel sottosuolo, compresa l’umidità del suolo, la neve e il ghiaccio – è diminuita a una velocità di 1 cm all’anno”.

Il Mediterraneo, il Sahel, il nord del Corno d’Africa, l’Africa meridionale, il Medio Oriente, l’Asia meridionale e orientale, il sud-est dell’Australia e le zone occidentali sia del Nord che del Sud America rappresentano le aree più esposte a stress idrico.

Come intervenire?

Ad oggi, nonostante siano stati fatti alcuni progressi, sono ancora 107 i Paesi che risultano lontani da una gestione sostenibile delle risorse idriche entro il 2030, così come vorrebbe il sesto obiettivo dell’Agenda 2030. Complessivamente, ce lo dicono i dati, tutto il mondo è in ritardo rispetto a quanto prefissato dall’obiettivo numero 6: nel 2020 ben 3,6 miliardi di persone non hanno avuto accesso a servizi igienico-sanitari sicuri, 2,3 miliardi non disponevano dei servizi igienici di base e, come già detto poco sopra, 2 miliardi vivono senza accesso all’acqua potabile.

Nella sua conclusione il rapporto si sofferma a fornire indicazioni per frenare una situazione che sta diventando sempre più catastrofica. Ai governi di tutto il mondo l’OMM dà due suggerimenti: investire di più nella gestione integrata delle risorse idriche, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ma anche mettere a disposizione dei sistemi in grado di prevedere inondazioni e ondate di siccità, senza dimenticare gli interventi necessari a fronteggiare la crisi climatica, senza i quali intervenire anche sulla crisi idrica risulta impensabile.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui