Per i giovani quella ambientale è

I giovani della Gen-z e la questione ambientale

Lo studio Gen Z–The future is in their hands”, (Gen Z-Il futuro è nelle loro mani), pubblicato lo scorso giugno 2021, commissionato da Pro Carton a Prospectus Global, attraverso il quale sono stati intervistati un totale di 3.567 bambini e giovani adulti europei di età compresa tra gli 11 e i 21 anni, ha evidenziato, tra i diversi elementi molto interessanti, che «Il 94% dei GEN Z italiani ritiene che i danni che stiamo provocando all’ambiente siano la peggiore crisi che stiamo affrontando».

Tony Hitchin, direttore generale di Pro Carton, sottolinea, infatti come «Le giovani generazioni hanno opinioni precise su quali sono i problemi ambientali, cosa occorra fare e chi debba farlo: se non altro, sono più sensibili ai temi ambientali, rispetto alla generazione dei loro genitori.

Quali sono i problemi più urgenti secondo i giovani?

Però, nonostante Greta Thunberg e Fridays For Future ne abbiano fatto i loro cavalli di battaglia riguardo ai comportamenti personali, il “mangiare meno carne” e il“viaggiare meno”, sono le risposte più impopolari tra il gruppo degli 11-21 anni (rispettivamente da appena il 6% e l’1% come soluzioni per contribuire ad arrestare il cambiamento climatico).

Tra le minacce globali esistenti, i tre problemi più significativi che dobbiamo affrontare oggi, individuati dai/dalle giovani intervistati nello studio, sono stati, i seguenti (gli altri problemi “sondati” erano: plastica dell’oceano, rifugiati, povertà e deforestazione):

il Coronavirus (non casualmente, per altro) è stato il problema principale (55%) per gli intervistati di tutte le fasce d’età;

il cambiamento climatico è stato classificato come il problema principale dal 13% degli intervistati, ma più della metà dei giovani intervistati (58%), ha indicato il cambiamento climatico tra le proprie “tre questioni principali” (più della povertà, con il 45% e del razzismo, con il 41%). Probabilmente anche per “l’effetto Greta Thunberg”) – senza la terribile pandemia da COVID-19, questo tema avrebbe potuto essere al primo posto nel sondaggio.

Il razzismo, classificato al primo posto dal 10% degli intervistati, è stato anche molto probabilmente “portato alla ribalta” dal movimento Black Lives Matter e dalle proteste succedutesi in tutto il mondo.

Analizzando più da vicino le risposte per fascia d’età emerge che le fasce d’età più basse (bambini/e adolescenti più giovani) sembrano essere più pesantemente influenzati da questioni immediate, o da quelle che hanno ricevuto la maggiore copertura mediatica quest’anno, mentre, forse non sorprendentemente, gli adolescenti più grandi e i giovani adulti, sembrano avere una visione “più a lungo termine”. Anche se, naturalmente purtroppo, il COVID-19 ha dominato la copertura delle notizie globali per la maggior parte del 2020, colpendo gli intervistati in ogni fascia di età (sebbene in misura minore o maggiore: dalla malattia che colpisce i propri cari, alle chiusure estese e alle restrizioni di viaggio) e questo può “aver messo in ombra” il tema del cambiamento climatico, nel breve termine, in quello medio-lungo, la mobilitazione giovanile e giovane adulta ad agire per proteggere l’ambiente sembra ancora saldamente radicata. Ancora più interessante, forse, sono state le risposte fornite alla domanda: “Pensi che COVID-19 ci abbia reso più preoccupati circa le problematiche ambientali?”, dove il 55 % degli intervistati si è dichiarato d’accordo o fortemente d’accordo (soprattutto le fasce di età più giovani) sul fatto che la pandemia COVID-19 ci abbia reso più preoccupati per l’ambiente.

Il 94% dei giovani italiani considera quella ambientale come una delle più grandi crisi che dobbiamo affrontare

Complessivamente, il 92% di tutte le fasce d’età (in Italia, addirittura il 94%) ritiene che i danni all’ambiente siano una delle più grandi crisi che dobbiamo affrontare, pur avendo opinioni diverse sul colpevole di tali danni e sull’esito finale dell’impegno nella tutela ambientale. Rispondendo alla domanda se la generazione dei loro genitori stava facendo abbastanza, se la generazione più giovane avrebbe risolto il problema o se sarebbe andato tutto bene, i Gen-Z sembrano dare la colpa dei danni ambientali in corso, molto fermamente e fortemente alla vecchia generazione. Inoltre, quasi la metà (46%) dei giovani tra gli 11 e i 21 anni in tutta Europa, è convinta che i danni all’ambiente siano una delle più grandi crisi che dobbiamo affrontare, e che la generazione dei loro genitori non stia facendo abbastanza per salvare il Pianeta. Il 30% è fiducioso che andrà tutto bene, mentre un quarto (24%) pensa che saranno le giovani generazioni a salvare l’ambiente.

Nessuna sorpresa, invece, sulla quasi totale e schiacciante necessità che le aziende e i brand, così come i governi e, in generale, la politica, facciano la loro giusta parte – molto di più, o un po’ di più per proteggere il mondo in cui viviamo. Addirittura il 97% di tutte le fasce d’età, richiede che i brand e le aziende dovrebbero aumentare il loro ingaggiamento e impegno: la necessità per aziende e brand di considerare non solo cosa e quanto vendono ai consumatori, ma come vengono realizzati i loro prodotti. Il benessere degli agricoltori, produttori e operai, il benessere emotivo e fisico dei dipendenti e l’impatto che il marchio ha sull’ambiente – dal confezionamento alle emissioni di CO2 durante la produzione e la distribuzione – è fondamentale.

Sulla capacità di riciclo domestico, nonostante la consapevole responsabilità data ai propri genitori per i danni ambientali e climatici in corso per il 47% degli intervistati, ben il 69% di essi e per tutte le fasce d’età, ammette che sono i loro genitori a riciclare di più (in particolare, il 47% indica le madri e solo il 22%, i padri). Solo il 21%, infatti, ritiene di essere migliore nel riciclo domestico. Chiaramente, il gruppo “più anziano”, alcuni dei quali sarebbero fuggiti dal nido familiare, si sta assumendo più responsabilità per le proprie azioni di riciclo.

Quali soluzioni per fermare il cambiamento climatico?

La Gen Z, dimostra anche di avere opinioni molto chiare e, soprattutto, decise anche su ciò che dovrebbe essere fatto per aiutare il pianeta, soprattutto con riferimento a quelle azioni che ritengono debbano essere intraprese, in funzione di quanto – o poco – avranno un impatto sulla loro vita. Per esempio, il 32% di tutti i gruppi di età, ha classificato Piantare più alberi come la soluzione n.1 per affrontare il cambiamento climatico. Anche se le foreste in Europa si sono espanse dell’equivalente di 1.500 campi da calcio al giorno, negli ultimi anni, c’è una pressione del governo e dei media per piantare più alberi che influenzerà questi giovani. Secondo gli esperti dell’ambiente e i ricercatori, piantare alberi sarebbe altamente benefico, quindi è incoraggiante che questo messaggio stia arrivando alla Gen Z. Riciclare di più, è stata la soluzione scelta dal 24% dei nostri intervistati. Usare più materiali naturali rinnovabili e usare meno materiali artificiali, come la plastica, sono state scelte come soluzioni numero 1 rispettivamente dal 18% e dal 15% del nostro studio, anche se è significativo che il 27% abbia scelto la prima come seconda scelta. Quindi quasi la metà (45%) degli intervistati ha selezionato Use More Natural Renewable Materials come una delle loro prime due scelte su sei possibili. A proposito della plastica, consigliando al governo di abbandonare il proprio atteggiamento “prudente” e dilatorio sulla plastica, «il 73% dei giovani intervistati ha indicato che, se potesse, vieterebbe immediatamente la plastica monouso, seguita da rifiuti e buste di plastica».

Conclusioni

I risultati di questo rapporto dimostrano che i ragazzi nella fascia d’età 11-21 anni intervistati non considerano le minacce globali singolarmente ed isolatamente le une dalle altre, ma tendono ad evidenziare, appunto, il quadro generale e come i diversi eventi e tendenze siano collegati e si alimentino reciprocamente: complessità, trasversalità e interconnessione fra eventi e relative conseguenze. Molto chiara e ferma, infine appare la visione di questa fascia generazionale Gen-Z su chi sono coloro che dovrebbe (o devono) prendersi la responsabilità della crisi climatica: se, da un lato, ritengono doveroso che gli adulti si assumano la propria responsabilità per queste minacce globali, nel complesso, il loro atteggiamento e la loro inclinazione sono fortemente orientate secondo un approccio proattivo, proprio perché, troppo spesso, le voci dei giovani vengono sminuite, se non del tutto ignorate, con il solito pretesto della mancanza di esperienza di vita. Questo rapporto di Pro Carton e Prospectus Global, serve ad evidenziare esattamente il contrario: i bambini e le bambine, gli adolescenti e le adolescenti i giovani adulti sono, invece, ben consapevoli dell’ambiente, esperti di politica e – cosa più importante di tutte – davvero determinati a cambiare.

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