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Fino a sei anni di vita persi a causa dell’inquinamento

L’inquinamento dell’aria uccide molto più del fumo, degli incidenti stradale o dell’AIDS, riducendo fino a sei anni la vita di miliardi di persone.

A dirlo è uno studio appena pubblicato da un gruppo di ricercatori, che hanno ideato l’Air Quality Index (AQLI), attraverso il quale hanno convertito i livelli di inquinamento atmosferico nel loro impatto sull’aspettativa di vita.

Per fare questo gli studiosi hanno confrontato i tassi di mortalità delle persone che vivono in luoghi sempre più inquinati con le patologie cardiache e polmonari, che rappresentano la principale causa di morte prematura. Servendosi di dati satellitari, i ricercatori hanno analizzato l’inquinamento atmosferico in diverse aree del Pianeta, focalizzandosi in particolare sull’inquinamento causato dalle polveri sottili.

I risultati ottenuti sono a dir poco inquietanti e dimostrano ancora una volta con evidenza scientifica quali sono gli effetti non solo in termini ambientali, ma anche di salute pubblica, legati all’uso di combustibili fossili.

Secondo quanto riportato nello studio, la combustione di carbone rappresenta la principale causa di inquinamento e trova il suo impatto peggiore in India, dove – soprattutto nell’area settentrionale – le persone respirano un’aria che è dieci volte più inquinata rispetto a qualsiasi altra parte del mondo, con la conseguenza che un cittadino indiano mediamente vede calare la propria aspettativa di vita di circa sei anni. In Cina la situazione si presenta leggermente migliore, ma anche qui le polveri sottili presenti nell’aria riducono di circa 2,6 anni l’aspettativa di vita delle persone. In Africa centrale e occidentale, l’impatto dell’inquinamento da particolato sull’aspettativa di vita è paragonabile a quello dell’AIDS e della malaria: in media un nigeriano, ad esempio, perde 3,4 anni di vita.

Globalmente lo studio stima che, a causa degli attuali livelli di inquinamento, un cittadino medio perde circa 2,2 anni di vita e se non cambierà nulla questa cifra aumenterà fino a 17 miliardi di anni persi.

Una minaccia alla salute umana

L’inquinamento atmosferico è la più grande minaccia esterna alla salute umana sul Pianeta e questo non è ampiamente riconosciuto o non è riconosciuto con la forza e il vigore che ci si potrebbe aspettare” ha affermato il Professor Michael Greenstone dell’Università di Chicago, tra gli autori del report in questione, che ha poi puntato il dito contro i governi e le loro azioni, o meglio inazioni, di fronte a quanto accade.

Per mostrare quali cambiamenti positivi implicherebbe l’abbandono dei combustibili fossili, il report stima anche il numero di anni di vita che le persone potrebbero guadagnare se i livelli di inquinamento dell’aria dei vari Paesi venissero adeguati alle linee guida fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per rendere meglio l’idea, si parla di ben 5,9 anni in India, 5,4 anni in Bangladesh e Nepal, 3,9 anni in Pakistan.

Spesso, quando si parla di inquinamento ambientale o di lotta ai cambiamenti climatici, ci si convince che un cambio di passo sia un qualcosa di necessario esclusivamente per tutelare il Pianeta, dimenticandoci che gli effetti della crisi climatica si fanno sentire innanzitutto sulle nostre esistenze, sulla nostra salute. Le alluvioni, gli incendi, la siccità, gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti ci toccano da vicino e costituiscono una minaccia che incombe sulla nostra esistenza, il Pianeta può andare avanti anche senza di noi. Non rendersi conto di questo e continuare su questa stessa strada significa voler ignorare quello che la scienza, come nel caso di questo report, ci dice con chiarezza ormai da molto tempo.

 

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