A rischio una specie su quattro
Gli uccelli sono da sempre considerati degli ottimi bioindicatori, in grado di farci comprendere lo stato di salute dell’ambiente.
Ciò premesso, è quindi facile comprendere quanto le informazioni contenute nella quarta edizione della Lista rossa degli uccelli nidificanti in Italia, curata da Ministero dell’Ambiente, Federparchi, Comitato italiano Iucn e Lipu, siano preziose per indirizzare le azioni di conservazione più efficaci, prevenire le estinzioni e conservare nel tempo il valore della biodiversità italiana.
Dalla nuova lista emerge che, delle 278 specie prese in esame, quelle minacciate di estinzione sono attualmente 67 (diminuite rispetto alle 76 del 2012).
In sostanza, una specie su quattro è a rischio: 10 (il 3,9%) sono in pericolo critico, 22 (il 14%) in pericolo mentre 35 (l’8,2%) sono considerate vulnerabili.
La situazione migliora per alcune specie
Volendo fare un raffronto, rispetto alla precedente pubblicazione, 17 specie non sono più a rischio di estinzione, mentre 6 specie sono entrate in una categoria di rischio maggiore.
In particolare, per due specie particolarmente note come minacciate di estinzione, la situazione è per fortuna migliorata.
La prima è l’aquila di Bonelli, passata dalla categoria “in pericolo critico” a quella “in pericolo”. La seconda è il grifone: grazie ad una serie di reintroduzioni effettuate in diversi contesti montani, scala la classifica spostandosi anch’essa dal “pericolo critico” verso la categoria delle “quasi minacciate”.
Il falco pescatore è in pericolo
Per alcune specie, la presenza come nidificanti in Italia è davvero appesa ad un filo.
Tra queste lo splendido falco pescatore, grande rapace dall’apertura alare di oltre un metro e mezzo, che, come è facile intuire dal nome, si nutre prevalentemente di pesce.
Estinto in Italia dal 1969, nel 2006 è stato oggetto di un progetto di reintroduzione, con esemplari provenienti dalla Corsica, che ha portato, nel 2011, alla prima nidificazione.
In questo momento ci sono 5-6 coppie nidificanti in tutt’Italia: basta un niente perché si ritorni all’estinzione.
Altra specie fortemente a rischio è il capovaccaio, un piccolo avvoltoio, con la faccia gialla, che si nutre principalmente di carogne.
A contribuire alla sua netta diminuzione, nel corso degli anni, sono state molteplici cause: modificazione dell’habitat, persecuzione diretta, bracconaggio, diminuzione delle risorse alimentari, inquinamento, aumento della mortalità negli adulti, disturbo ed uso di bocconi avvelenati.
Difesa degli habitat
Più in generale, al primo posto tra le minacce per gli uccelli nidificanti in Italia, risulta essere il cambiamento dei sistemi naturali, seguito da inquinamento, cambiamenti climatici (specialmente nelle zone umide e montane), agricoltura e acquacoltura, mentre appare limitato l’impatto delle specie aliene invasive.
Scorrendo l’elenco delle specie in difficoltà nel nostro Paese, possiamo incontrare abitanti di habitat decisamente diversi, che si trovano ad affrontare problemi fortemente differenziati.
Pensiamo al fratino, un piccolissimo trampoliere che rappresenta l’emblema dello stato di conservazione delle nostre spiagge.
Lo si può scorgere mentre corre veloce tra le dune e la battigia, con il ventre bianco che fa da contrasto a un piumaggio altrimenti grigio mimetico per gli ambienti sabbiosi da lui prediletti.
Disturbo antropico ed attività balneari, pulizia meccanica delle spiagge, diminuzione degli habitat, predatori naturali, cani liberi, rappresentano le cause principali della sua limitata presenza.
Altre specie soffrono invece a causa di pratiche agricole non rispettose della biodiversità (pensiamo al saltimpalo ed alle averle), mentre la distruzione degli habitat, nello specifico quelli lacustri e palustri di modeste estensioni, mettono a rischio la sopravvivenza di specie poco conosciute, benché particolarmente amate dai fotografi naturalisti, quali il voltolino e la schiribilla, piccoli rallidi con zampe e dita lunghe che gli consentono di camminare sulla vegetazione acquatica e che amano stare nascosti tra i canneti.
Come intervenire
Ma cosa è possibile fare per salvare specie e vite tanto preziose, migliorando al tempo stesso la qualità dell’ambiente in cui viviamo?
Sicuramente occorre intervenire per promuovere politiche agricole rispettose della biodiversità, fermare il consumo di suolo ed in particolare la distruzione di habitat, favorendo altresì interventi di ripristino ambientale (come richiesto anche dalla Comunità Europea), cercando al tempo stesso di intervenire puntualmente per tutelare le specie e le popolazioni più a rischio.
Più ampio il tema del riscaldamento globale, da contrastare con serie politiche internazionali e, a livello individuale, adottando stili di vita in grado di limitare la nostra impronta ecologica.
La scomparsa anche di una sola specie, rappresenta un drammatico grido d’allarme lanciato dalla natura e la perdita di un elemento unico e prezioso, facente parte di quell’incredibile mosaico rappresentato dalla biodiversità, dalla cui integrità dipende anche la nostra sopravvivenza.
Sta a noi ed a chi ci governa decidere di agire concretamente per il bene della natura e di tutti i suoi abitanti, uomo compreso.
Articolo tratto dalla rivista trimestrale cartacea Ecologica – n.1 Marzo 2021