Un nuovo attacco contro i prodotti vegetali

Per rispettare gli obiettivi climatici dobbiamo cambiare le nostre abitudini

In una situazione in cui la pandemia sta mettendo a dura prova le nostre vite, gli obiettivi climatici prefissati negli anni passati appaiono sempre più irrealizzabili senza un cambiamento radicale nei nostri sistemi economici e nelle nostre abitudini.

Un aspetto importante affinché si riesca a ridurre in maniera sostanziale l’inquinamento è rappresentato dalla nostra dieta.

I prodotti di origine animale sono uno dei principali responsabili dell’uso di risorse alimentari e idriche, inquinamento delle acque, uso delle terre, deforestazione, degradazione del suolo ed emissioni di gas serra. Attualmente il settore dell’allevamento è responsabile del 15% delle emissioni, ancora di più dell’intero settore dei trasporti.

A fronte di questi dati milioni di persone in tutto il mondo hanno deciso di passare ad una dieta vegetale, più sana per la salute e più sostenibile per il pianeta.

La censura dell’Unione Europea

Il 23 ottobre scorso gli europarlamentari sono stati chiamati a prendere posizione sulla denominazione dei prodotti di origine vegetale. Gli eurodeputati hanno respinto l’emendamento 165, conosciuto come “burger ban”, accogliendo però il 171 e il 72.

Questi due emendamenti andrebbero ad ostacolare la diffusione dei prodotti vegetali, rendendo più difficile per il consumatore una corretta informazione sul prodotto in vendita. Queste azioni andrebbero a danneggiare soprattutto chi soffre di un’intolleranza o di un’allergia al lattosio, oppure per chi ha deciso di adottare un’alimentazione vegetale per motivi di salute, ambientali, religiosi o etici.

L’emendamento 171 in particolare andrebbe ad inasprire delle regole già molto rigide,  impedendo l’utilizzo diretto e indiretto e persino l’evocazione al latte vaccino sulle confezioni e nella pubblicità di prodotti plant-based.

Un danno anche per le aziende

La nuova legislazione causerebbe dei danni non indifferenti al settore in forte crescita dei prodotti vegetali, infatti molti aziende sarebbero costrette a cambiare il packaging dei prodotti, dovendo sostenere costi non indifferenti.

Inoltre non sarà più possibile fornire informazioni sull’impatto ambientale dei cibi, comparando quello di una bevanda vegetale e del latte vaccino.

Una battaglia cruciale per il Pianeta

L’Unione Europea ha più volte ribadito la necessità di stili di vita più sostenibili per preservare il futuro del pianeta, un serio progetto di taglio delle emissioni deve tenere conto anche di un cambiamento nelle abitudini alimentari.

Il crescente interesse da parte dei consumatori verso alternative vegetali a basso impatto ambientale andrebbe favorito dalle istituzioni, piuttosto che ostacolato con nuove direttive.

Sarebbe piuttosto necessario fare in modo che i prezzi dei prodotti siano influenzati dall’impatto ambientale di cui sono responsabili, spingendo i cittadini verso scelte sempre più etiche e sostenibili.

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