
La cannabis a basso contenuto di THC che rilassa ma non “sballa” ha creato un giro d’affari molto appetibile. Ma la legge non è poi così chiara: cosa rischiano produttori e consumatori? E soprattutto, quali sarebbero le conseguenze di un ritorno in grande stile della canapa in Italia?
La prima volta che si mette piede in uno di questi negozi specializzati in cannabis light si ha la sensazione di entrare in un altro mondo, mai visto prima in Italia.
Abbiamo una vasta scelta di infiorescenze di cannabis profumate al limone, arancia, mirtillo e persino alcune con sentori di formaggio. Tutte rigorosamente non italiane, confezionate in scatoline da pochissimi grammi e con prezzi da far invidia al mercato nero. Il motivo è presto spiegato: in Italia sono ammesse solo determinate varietà di canapa, non è permesso “giocare” con gli ibridi e dare sfogo alla creatività. Quindi per ottenere, ad esempio, un’infiorescenza di cannabis senza semi, con livelli molto alti di CBD, pochissimo THC e profumata al prosciutto o alla carbonara che sia, è necessario importarla da altri Paesi, avanti anni luce sia a livello di leggi che di sperimentazioni.
Vuoto normativo
Ma almeno adesso con questa canapa light andiamo sul sicuro, dato che è legale, giusto? Non proprio.
Questa legalizzazione della cannabis a basso contenuto di THC in realtà si muove e galleggia in un vuoto normativo che in teoria non ne prevede un uso ricreativo. In sostanza, bisognerebbe acquistarla nei negozi specializzati, non aprire la confezione finché non si è in casa perché se ti fermano durante il viaggio con la scatolina violata potrebbero esserci problemi a dimostrare che non ci si è “ricreati” con essa, e una volta in salotto appoggiarla sulla mensola del camino e utilizzarla come oggetto da arredamento o al massimo usarla per profumare gli ambienti. Naturalmente tutti gli acquirenti non vedono l’ora di spendere circa 15 euro al grammo per rimirarla su un comò. Quindi tecnicamente fumarla resta ancora un illecito.
Produttori e distributori rischiano ancora di più. Basta un semplice sospetto e le autorità intervengono; non si contano i sequestri, i fermi, le grane e le perdite in generale toccate a chi si è addentrato e ha investito i suoi risparmi in questo settore, purtroppo ancora borderline da un punto di vista legale.
La canapa light infatti ha avuto una grave battuta di arresto grazie a un ministro dell’Interno che ancora oggi tutti rimpiangiamo e che tra una citofonata e l’altra agli spacciatori, ha trovato anche il tempo di partorire una circolare che ha terrorizzato e quasi ucciso il mercato della canapa light. Nell’agosto del 2018 infatti il ministro Salvini abbassa il limite di THC allo 0,5%, bloccando di fatto i nuovi raccolti che rimarranno invenduti di fronte alla minaccia di sequestri e denunce a piede libero. Non soddisfatto, torna alla carica nel maggio del 2019 con l’imposizione di una distanza dei punti vendita di cannabis light dai “luoghi sensibili” al consumo: scuole, ospedali, centri sportivi, qualunque luogo di possibile ritrovo giovanile. Insomma, sembra che l’unica crisi vissuta dal mercato riguardi proprio quel periodo; durante il coronavirus infatti le vendite hanno subito di nuovo un’impennata e ora pare siano piuttosto stabili.
A chi fa paura?
Ma perché questa pianta fa così paura? Una risposta esaustiva richiederebbe un piccolo trattato, basterà solo dire che la canapa può sostituire la carta, la plastica, il combustibile, alcuni materiali per l’edilizia e un milione di altre cose, il tutto a zero impatto economico e per l’ambiente.
Un Paese pieno di colture di canapa utilizzate a pieno regime e in tutte le sue applicazioni manderebbe fallite le imprese di mezzo mondo, con incredibili vantaggi per la salute, per l’ambiente e per le tasche dei consumatori. E questo naturalmente non è accettabile.
Un ambiente ecologicamente sano è gratis mentre l’inquinamento mette in moto una gran quantità di denaro. Quale mai potrà essere la scelta più saggia? Non stupiamoci se si continuerà a contrastare in ogni modo il ritorno di questa pianta. Le scuse potrebbero essere tante. La versione ricca di THC resta proibita perché provoca euforia e sballo? Mettete fuori legge gli alcolici e anche la colla, a questo punto. La combustione è dannosa per chi la fuma?
Ritirate dal mercato anche le sigarette se davvero siete così preoccupati per la nostra salute.
L’abuso può provocare danni?
In caso di abuso ognuno si prende i propri rischi soggettivi: qualunque cosa se portata agli estremi non produce quasi mai effetti positivi. La lattuga è una verdura e quindi per definizione “fa bene” ma forse non tutti sanno che non è il massimo della digeribilità e che se la si consuma in eccesso può causare dei fastidiosi mal di pancia. Anche un abuso di lasagne può avere delle conseguenze, insomma il concetto è chiaro.
Ma forse non per tutti, soprattutto per chi rischia di perdere i propri guadagni. E fa letteralmente “orecchie da mercante”.